Le ‘cause profonde’ che minano i negoziati
Nessuna concessione unilaterale da parte di Kiev può porre fine al conflitto in Ucraina, poiché non può in alcun modo affrontare quelle che la Russia considera le “cause profonde” della guerra, che affondano nelle relazioni di Mosca con l’Occidente. A spiegarlo, in un’intervista all’AGI, è Giorgio Comai, ricercatore di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa (Obct), piattaforma di ricerca dedicata all’Europa sudorientale e al Caucaso.
La premessa è necessaria per inquadrare non solo il vertice di oggi alla Casa Bianca tra Europa, Ucraina e Usa, ma anche per cercare di comprendere sul lungo termine a cosa mira il Cremlino, ponendo come obiettivo per la fine del conflitto proprio la soluzione delle “radici profonde” dello scontro in atto. Secondo Comai, per Vladimir Putin “ottenere il Donbas alle condizioni da lui dettate serve solo a dimostrare che il processo di costruzione di un nuovo rapporto di forza tra grandi potenze, in cui alla Russia venga riconosciuto lo status che pretende da anni, è incanalato sui binari giusti e su queste basi si potranno affrontare con gli Stati Uniti, da pari a pari, tutti gli altri dossier internazionali e bilaterali: dall’Iran alla Corea del Nord fino allo sfruttamento dell’Artico”.
È da qui che secondo il ricercatore, esperto in conflitti nello spazio post-sovietico, Mosca intende partire per ridisegnare l’impianto di sicurezza europea, riaffermare il suo ruolo nello scacchiere internazionale e il suo status di grande potenza che va sempre ascoltata su tutti i dossier. Le “cause profonde” che intende Putin implicano una visione del mondo per la quale “esistono dei Paesi sovrani, come la Cina, la Russia e gli Usa, e altri a sovranità limitata, in cui rientrano tutti i Paesi europei e l’Ucraina, destinati a subire le decisioni degli altri. Con questa guerra la Russia vuole rendere chiaro a quale dei due blocchi appartiene: non si piega alle decisioni altrui, ma le impone”.
È un approccio che l’Europa e l’Ucraina non possono accettare, ma che il presidente statunitense, Donald Trump, sembra condividere, spiega Comai che al tema ha dedicato uno studio approfondito. Non a caso, la propaganda russa è tornata a battere sul tema delle “cause profonde” del conflitto a partire da novembre 2024, con la vittoria del tycoon alle presidenziali. “Cause profonde” della guerra potrebbe sembrare un’espressione vaga, da adattare a contesti diversi, ma in realtà nel sistema informativo russo è sempre stata spiegata in modo chiaro.
Comai porta l’esempio del noto commentatore del Primo Canale, Mikhail Leontyev, che in occasione degli ultimi colloqui di Istanbul tra Russia e Ucraina, a giugno, ha spiegato che le “cause profonde” non possono in alcun modo essere oggetto di negoziazione con Kiev: “Stiamo parlando di un nuovo ordine mondiale globale che garantisca i nostri interessi e la nostra sicurezza. Discutere di ordine mondiale globale con l’Ucraina è idiota. Non lo facciamo”.
Questo assetto mentale imperialista e nazionalista come si traduce al tavolo negoziale? “Sul lungo termine, Mosca vuole da una parte rimodellare forzatamente l’architettura di sicurezza in Europa e costringere l’Occidente a rispettare il suo ruolo centrale sulla scena globale; dall’altra, punta a ridurre l’Ucraina allo status di vassallo inoffensivo, da integrare nel mondo russo”, afferma Comai. “Nel medio termine, invece, Mosca persegue un cambio di leadership a Kiev, lo status neutrale del Paese che dovrà formalmente rinunciare all’adesione alla Nato e sostanziali limitazioni allo sviluppo dell’esercito e dell’industria militare ucraini”.
“Per la sicurezza della Russia”, sottolinea il ricercatore, “il Cremlino ritiene di fondamentale importanza che Kiev non abbia capacità militari indipendenti, perché altrimenti le sue rivendicazioni sui territori attualmente controllati da Mosca, per non parlare della Crimea, diventerebbero una minaccia permanente”.
Garanzie di sicurezza sostanziali per l’Ucraina dovrebbero passare attraverso una sua forte capacità militare e l’inserimento nel contesto di sicurezza europeo, ma è proprio questo che la Russia vuole prevenire a ogni costo”, avverte l’analista, “la sicurezza di Kiev, nell’ottica di Putin, deve essere garantita solo dagli accordi tra grandi potenze che decidono per lei”.
L’insistenza sulle concessioni territoriali dimostra che Mosca sta scommettendo sul proseguimento della guerra, su un periodo più o meno lungo in cui avanzerà richieste irricevibili per Kiev e per gli europei, favorendo l’irritazione di Trump per una guerra che non considera la sua, e creando fratture nel blocco occidentale che rischiano di minare la fiducia degli stessi Stati membri nella Nato, anche questo, conclude Comai, “uno scenario che non sembra preoccupare affatto il presidente americano”.
FONTE: Agi