Mario Zaccaria, nel suo consueto Editoriale si NapoliMagazine.Com, analizza la situazione non facile in cui versa il Napoli attualmente dopo la sconfitta col Bologna al Dall’Ara. Queste le parole del giornalista:
Zaccaria: Ci vorrebbe la palla di vetro per sapere come andrà a finire
Ci vorrebbe la palla di vetro per sapere come andrà a finire. La pessima figura fatta dal Napoli a Bologna è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma qualcosa che non andava nel rapporto tra Conte e la squadra c’era chiaramente già da un po’ di tempo e le tensioni prima o poi erano destinate a esplodere. D’altro canto in quest’ultimo caso non c’era giustificazione che potesse tenere. E la sparata dell’allenatore a fine partita non si può non condividere, anche se l’esame della situazione che si è creata è complesso e per un certo tipo di responsabilità non può non chiamare in causa lo stesso tecnico.
La figuraccia rimediata dal Napoli a Bologna rappresenta il culmine di una serie di …
La figuraccia rimediata dal Napoli a Bologna rappresenta il culmine di una serie di scivoloni inanellati negli ultimi tempi. E non si può neppure spiegare con le assenze dovute agli infortuni, come era avvenuto nei primi tempi in cui si era manifestata questa parabola discendente. Difendere una formazione che in 99 minuti di gioco non riesce a mettere assieme neppure un tiro in porta non ha più senso. A Bologna, affrontando una buona squadra ma certamente non una corazzata, si è assistito soltanto alla sagra del passaggio indietro, sfogo ormai sistematico e assolutamente inutile e controproducente degli azzurri quando si trovano a dover creare qualcosa di utile per puntare verso la rete e si rendono conto dell’assoluta incapacità di farlo.
Dal Dall’Ara è arrivata una conferma cruda e preoccupante
Dal Dall’Ara è arrivata una conferma cruda e preoccupante: il Napoli non ha schemi offensivi validi. E francamente c’entrano poco le assenze di De Bruyne e di Lukaku. Qui stiamo infatti parlando di organizzazione di gioco, di movimenti senza palla, di capacità di saltare l’uomo e, perché no, anche di motivazioni, di cattiveria nell’affrontare la sfida, di spirito agonistico. Tutto questo ben di Dio, al momento, manca completamente al Napoli e francamente non riesco neppure a immaginare se, come e quando la squadra riuscirà a ritrovare se non tutte, almeno qualcuna di queste caratteristiche che è fondamentale possedere se si vogliono avere risultati nel calcio.
La squadra è bloccata, disorientata, quasi disinteressata
La squadra è bloccata, disorientata, quasi disinteressata a ciò che accade sul terreno di gioco. Mi rendo conto che in questo a Bologna è stata anche condizionata l’atteggiamento a senso unico dell’arbitro che continuava a fischiare falli veri o presunti degli azzurri e a ignorare sistematicamente quelli dei bolognesi, dimostratisi in alcuni momenti picchiatori scientifici. Capisco che l’ammonizione di Lang per un ipotetico fallo su Orsolini – il quale si è rotolato a terra come se fosse stato colpito da una fucilata mentre, come evidenziano inconfutabilmente le immagini, non era stato neppure sfiorato – possa aver lasciato il segno sul piano psicologico, ma una tale remissività non si giustifica in alcun caso.
All’atteggiamento dei giocatori si uniscono anche alcune scelte dell’allenatore
All’atteggiamento dei giocatori si uniscono in questa circostanza, però, anche alcune scelte dell’allenatore che francamente non sono condivisibili e, anzi, sono difficili da comprendere. Perché Elmas dall’inizio sulla fascia sinistra? Perché Politano subito in campo quando è del tutto evidente che l’esterno di destra, avendo tirato troppo a lungo la carretta, ha un disperato bisogno di rifiatare? E ancora che senso ha l’ingresso in campo a 13 minuti dalla fine di Juan Jesus e Olivera? Per difendere meglio lo svantaggio di 2-0? Insomma ci sono tante cose che non vanno nel Napoli. E francamente non credo che possano spiegarsi esclusivamente con la mancanza di ‘cuore’ di una parte della squadra, ipoteticamente dovuta a una forma di protesta legata alla inflessibilità e dalla durezza con le quali l’allenatore impone la preparazione, guida gli allenamenti e organizza il lavoro e la vita stessa dei calciatori.
Zaccaria: ”Speriamo che la sosta per le partite delle Nazionali serva a qualcosa”
Speriamo che la sosta per le partite delle Nazionali serva a qualcosa, ma francamente non saprei se possa essere utile o dannosa, considerato che più di mezza squadra sarà costretta ad affrontare ulteriori tour de force dei quali in questo momento non si sente proprio il bisogno. Una cosa è certa: mai come adesso tutto è nelle mani di Conte. E speriamo che l’allenatore mostri un po’ di duttilità in più, unita a qualche sforzo di fantasia. Perché forse è davvero venuto il momento di pensare a qualche modulo nuovo da mettere in campo per cambiare il volto di una squadra senza nerbo e senza carattere.
Anche da parte di Conte ci vorrebbe un po’ di umiltà e di sano pragmatismo
Anche da parte di Conte, per dirla con chiarezza, ci vorrebbe un po’ di umiltà e di sano pragmatismo. Continuare a insistere con moduli tattici che si sono rivelati inefficaci, per non dire fallimentari, è un vero e proprio harakiri. E’ inutile continuare a lasciare la prima punta da solo ad affrontare un nugolo di difensori, condizione che inevitabilmente diminuisce sensibilmente la possibilità di creare occasioni da gol. E se qualcuno obietta che con questa tattica l’anno scorso il Napoli ha vinto lo Scudetto, rispondo che la squadra dell’anno scorso non era quella di quest’anno e che sul fisico dei calciatori, della rosa più ‘anziana’ del campionato, anche pochi mesi vissuti con l’intensità e l’approccio indemoniato preteso da Conte possono pesare come un macigno.
Perché Conte non pensa di provare con un 3-5-2?
Perché Conte non pensa, anche in vista del ritorno in campo di Lukaku, di provare con un 3-5-2? Potrebbe essere una soluzione, ma se non si prova neppure ad attuarla questa tattica, è perfino inutile parlarne. Come andrà a finire? Nonostante il rassicurante intervento di De Laurentiis non mi meraviglierei se fossimo costretti ad assistere in un futuro prossimo a clamorosi colpi di scena. Ricordo a tutti che Antonio Conte ha precedenti estremamente indicativi in materia di crisi di rapporti con la squadra.
Un solo esempio valga per tutti
Un solo esempio valga per tutti: le sue dimissioni – concordate con la Società – quando era alla guida del Totthenam. Il vaso si ruppe dopo un pareggio per 3-3 con il Southampton. In quella occasione l’allenatore parlò di “undici giocatori che giocano per loro stessi. E i tifosi si meritano molto meglio di così. Se vuoi diventare una squadra forte, che gioca per vincere, devi metterci il desiderio, devi aiutare i compagni, avere il fuoco negli occhi – osservò Conte – e mostrarlo in ogni momento: io in campo vedo solo 11 giocatori che giocano per loro stessi. Sotto questo punto di vista siamo peggiorati rispetto alla scorsa stagione”. Ahimè mi sembra oggi di essere in presenza di un dejà vu. E spero di sbagliarmi.
Conclude Mario Zaccaria



