Nel dibattito sulla disabilità, si parla spesso di barriere. Ma cosa sono veramente? Troppo spesso le consideriamo semplici ostacoli fisici: una rampa troppo ripida, un marciapiede interrotto, una porta troppo stretta. Eppure, le barriere architettoniche sono molto più di questo. Sono il riflesso tangibile di una mentalità che non ha ancora pienamente compreso il valore dell’inclusione.
L’architettura, nel suo intento originario, non è solo un modo di costruire edifici, ma un linguaggio per creare spazi che accolgono, supportano e connettono le persone. La sfida di oggi non è solo rimuovere ciò che ostacola, ma progettare con l’intenzione di includere, trasformando ogni struttura in un ponte verso la piena partecipazione sociale. Superare le “barriere totalizzanti“, come le definisce il sociologo Claudio Roberti nel suo illuminante saggio “Sempiterne barriere multi-sistemiche. I ritardi socio-culturali, politici e giuridici alla base delle barriere totalizzanti“, richiede un cambiamento profondo che va oltre la semplice applicazione di normative.
Richiede un’evoluzione della nostra coscienza collettiva. L’utilità delle barriere architettoniche ben progettate non risiede solo nel permettere a una sedia a rotelle di accedere a un edificio, ma nel restituire dignità, autonomia e, in ultima analisi, il diritto di partecipare attivamente alla vita della comunità. Un mondo senza barriere non è un’utopia, ma un obiettivo raggiungibile, passo dopo passo, rampa dopo rampa, quando la progettazione inclusiva diventa non un’eccezione, ma la regola. Questo è il messaggio che il video qui sotto, insieme a questo articolo, intende trasmettere, in linea con lo spirito dell’inclusività, con l’obiettivo di promuovere una cultura sulla disabilità più matura e consapevole.
Ringraziamenti: Si ringrazia per il video
- Claudio Roberti
- Vito Gentile
- Francesco Baldi
Copertina del libro di Claudio Roberti:




