Si affaccia una fase nuova nel partito con la segretaria Schlein alle prese con le spinte dell’ala centrista e della componente di sinistra che premono per una discussione interna sui temi dei prossimi appuntamenti referendari
La legislatura è al giro di boa, non ci sono appuntamenti elettorali imminenti, la situazione si presta ad aprire una fase nuova per il Partito Democratico. È questa consapevolezza, più che velleità di scalate al Nazareno, a muovere le tante anime dentro e attorno al Pd che nelle ultime settimane hanno inviato segni inequivocabili alla segretaria Elly Schlein. L’ultimo in ordine di tempo è quello sul referendum abrogativo del Jobs Act, che vede sul piede di guerra quei riformisti e cattolici protagonisti del doppio appuntamento del 18 gennaio, a Milano e Orvieto.
Graziano Delrio, promotore del convegno di Milano – che ha tenuto a battesimo l’associazione Comunità Democratica e il debutto politico di Ernesto Maria Ruffini – si è detto contrario al referendum ricordando che lui era ministro del governo Renzi quando il Jobs Act fu varato. Una contrarietà a “titolo personale”, sottolinea Delrio: “Noi abbiamo approvato il Jobs Act per il superamento di diverse carenze nella difesa dei diritti dei lavoratori: le dimissioni in bianco, i cocopro, la precarietà, ed era previsto già da allora anche il salario minimo, battaglia del Pd. Non approvo il referendum, troveremo una sintesi tra tutti, ma non mi pare che il complesso del Jobs Act meriti una battaglia politica di cancellazione”.
FONTE: Agi